sabato 15 maggio 2010

Alius Carmen - "Occitania"


Tralasciando la (ormai fastidiosa?) retorica pro-occitana, mettendo da parte il grottesco fatto che il testo era sul sito del "movimento giovani padani", che continua ad avere problemi di identità, dichiarandosi celtico-occitano-germanico-comunardo (spassosissimo il sito, che si fregia, nella sua grafica, di Alberto da Giussano e Mel Gibson nei panni di William Wallace, il tutto condito da una onciale davvero fuori luogo), passando oltre l'affaire Ferretti, di cui ho già scritto in un altro tempo e in un altro luogo, resta una gran bella poesia.


Occitania (Giovanni Lindo Ferretti)

Di là dal mio crinale, da cui si vede il mare,
d’autunno e in primavera con il tramonto sale
l’odore degli orti, il suono delle corti
un gusto di equilibrio, di misura
“mezura” che non dura.

s’intristisce la sera tra echi di dolore
e canti di preghiera:
è l’Occitania, che ancora si dispera.
Occitania: le donne, i cavalieri, i trovatori
i Catari, le corti d’amore.

Di là dal mio crinale, da cui si vede il mare,
d’autunno e in primavera con il tramonto sale
l’odore degli orti, il suono delle corti
un gusto di equilibrio, di misura
“mezura” che non dura.

Ai soldati che chiedono:
-come distingui un Cataro da ogni buon cristiano?-
Simone di Monfort,
comandante del Re in dotazione al Papa per la prima crociata,
risponde: -Uccideteli tutti: Dio riconosce i suoi-
Detto. Fatto. Uccisi tutti.
Occitans tous occis.

Di là dal mio crinale, da cui si vede il mare,
d’autunno e in primavera con il tramonto sale
l’odore degli orti, il suono delle corti
un gusto di equilibrio, di misura
“mezura” che non dura.

La notte inghiotte la sera,
sfiora la rosa, sfiora la lavanda
il giglio di Lorena con la croce di Roma
qui massacra e comanda:
non s’osi vivere, se non in penitenza
ubbidienza indulgenza.
Guai alle donne che devono servire
partorire in dolore, guai a chi le difende
e guai, guai a chi si arrende.
Monsegur anno 1244.

Occitans tous occis,
al rogo gli occitani: vecchi donne bambini
vivi morti feriti, malati e sani.

Al rogo gli Occitani!
e ancora gli par poco:
se ne infanga la memoria,
sbagliando la materia.
Il fango si fa terra,
germoglia e fiorisce la storia

Di là dal mio crinale, da cui si vede il mare,
d’autunno e in primavera con il tramonto sale
l’odore degli orti, il suono delle corti
un gusto di equilibrio, di misura
“mezura” che non dura.

la notte inghiotte la sera:
sfiora la rosa, inacidisce il miele
le donne d’Israele s’intristiscono in lor cuore
sanno che va male, va male a peggiorare
sanno di già che diaspora
diventa shoah.

Che i forni crematori sono il progresso dei roghi.
I forni crematori sono il progresso dei roghi.

Ma di là dal mio crinale, da cui si vede il mare,
d’autunno e in primavera con il tramonto sale
l’odore degli orti, il suono delle corti
un gusto di equilibrio, di misura
“mezura” che non dura.

s’intristisce la sera tra echi di dolore
e canti di preghiera:
è l’Occitania, che ancora si dispera.
E' l’Occitania, che ancora si dispera.


Breve sitografia ragionata:


Fastidioso addendum: la traduzione italiana del brano di Cesario che vi ho segnalato è abbastanza una porcata, essendo fatta dall'inglese. Chiedo venia.

3 commenti:

  1. Difficile far propria la tesi di Ferretti: il collegamento tra le eresie e la loro soppressione violenta, il rogo di Montségur del 1244, e la shoah, “i forni crematori sono il progresso dei roghi”. Se non prendendo il verso “È l’Occitania, che ancora si dispera” come paradigma di repressione di ogni minoranza. La gnosi occitana ha fatto presa su molti spiriti, a cominciare da Simone Weil e Joe Bousquet.
    Ferretti se non erro aveva già “avvicinato” la materia di Bretagna in “Ko de Mondo”.
    Dalla recensione che indichi “Litania” sembra essere un album interessante, da ascoltare.
    Grazie per gli apprezzamenti al blog..

    RispondiElimina
  2. Si, Ferretti non è nuovo a queste vedute comparatistiche, spesso nemmeno troppo pertinenti: la Mongolia, l'Emilia, Berlino, l'Occitania, Istanbul...
    "Litania" è davvero interessante se si supera il pregiudizio del "post-CSI", soprattutto per quanto riguarda gli inni sacri in latino e dialetto (gran merito va a Sparagna).

    Grazie per il passaggio, a rileggerci!

    RispondiElimina
  3. Ti ho letto nel blog di Ambra ed eccomi qui. Molto, molto interessante ciò che scrivi.
    Passerò di qui per leggere e imparare.
    A presto.

    RispondiElimina