Amici cari, giurin giuretto,
stavolta non è (solo) colpa mia se il blog giace nell’incuria più totale. Sono
alle battute finali della tesi e come potete immaginare è una di quelle robe
che ti succhia energia psichica, tipo Mind Flayer. Sicchè, fra un tiro salvezza
sulla volontà e l’altro, poco o punto tempo rimane per le velleità letterarie.
Tuttavia, a salvare il
vostro povero mediolatinista ci pensano i progetti per il futuro: tenendo fede
alla vocazione della mia famiglia alla migrazione, ho pensato di farmi qualche
mese all’estero, così per tastare il territorio mentre spillo gli ultimi (si
spera) dindini dalle tasche del papi. Dunque, sospinto dal dolce vento dello spread, me ne sono andato a Berlino a
cercare un alloggio con la mia dolce metà.
Berlino ha una strana
aria di casa. Cioè, sei al centro del mondo e tutto quanto, è vero, ma non ti
dà quel senso di dispersione come Parigi o Londra (o Milano), no;
tendenzialmente perché è una città viva e abitata. Piena di giovani e, soprattutto
di bambini. Cazzo, ma tanti bambini! Per la serie: meno tre gradi e i parchi
pieni di infanti scorrazzanti e genitori non particolarmente più vecchi di
loro. Che poi sono da vedere i metodi educativi alla Rousseau dei tedeschi:
pargoli che attraversano la strada da soli, leccano l’asfalto, mangiano
formiche, offrono le caramelle agli sconosciuti, etc… ‘naltro mondo.
Oddio, le mamme
strillanti non mancano, ma sono tutte italiane. Tanti italiani. Troppi
italiani, ovunque. Ho subito smascherato la lobby delle gelaterie italiane. I
berlinesi non sembrano pensare troppo male di noi. Ma alla radio prendono un
sacco in giro il nostro amato cavaliere-zombi! Diciamo che facciamo simpatia…
La birra costa poco. Meno
dell’acqua. E hanno il vuoto a rendere: gli darei tutto il pacchetto alta
gastronomia + rinascimento, in cambio del vuoto a rendere. Ovviamente la mia perversione
ha già elaborato complessissimi calcoli per bere gratis, sfruttando
speculazioni e differenziali fra catene di supermercati. Sono ogni giorno più
vicino alla mia personale pietra filosofale. Ce la farò [risata malvagia].
La domenica i negozi e i
supermercati (e i centri commerciali, e gli Ikea) sono chiusi. Sempre. E
comunque. No eccezioni. Morte. Ma sono sempre aperti i ristoranti e i bar, nonché
la categoria commerciale più bella che abbia mai visto in vita mia, i
negozietti di Getränke.
Cosa sono? Questi.
La casa l’abbiamo trovata
a Prenzlauer Berg, un bel quartiere dell’est (che poi è la metà più bella della
città) vivace e pieno di cose da fare. Soprattutto hipster, c'è da dirlo: Berlino è un po' una calamita, li attira da tutta Europa; tant'è che a un certo punto mi sono sentito uno di loro. Poi mi sono guardato i pantaloni ed erano gioiosamente larghi. Sospiro di sollievo. Ancora devo capire come si sia risolta
la faccenda est/ovest, sta di fatto che la differenza è evidente. L’est ha
bellissimi viali pieni di palazzi tuuuutti uguali (politica del partito, eh);
questo per esempio è un viale a caso di Kreuzberg (si noti la graziosa macchina
della Polizei):
Questo è invece il Sony Center
in Potsdamer Plaz, il simbolo di Berlino Ovest:
Robe all’occidentale per
intenderci. Continuo a sentire la vera Berlino a oriente, e a giudicare da dove
vanno i giovani e gli intellettuali, non sono l’unico.
La casa è carinissima ed
è al quinto piano (senza ascensore) di un bel palazzo tutto legnoso (scale
porte infissi pavimenti). L’abbiamo strigliata in lungo e in largo, i tedeschi
hanno un’idea tutta loro di pulizia.
Poi non c’è il bidet, ma
supererò il trauma.
Mai stato a Berlino. La nostalgia da bidet però la conosco io pure, ed è struggente.
RispondiEliminaCesare
A Berlino sono stata diverse volte. L'ultima, purtroppo, una decina d'anni fa. una città in pieno fermento, vivace, giovane...uno splendore. Ottima scelta. In bocca al lupo per ogni desiderio.
RispondiEliminaAvessi 20 anni di meno... Ma non è detto.