Lo diceva Freud - ma
prima di lui già la tradizione e il buonsenso -, che il perno della crescita
della persona è la figura paterna. Pater
familias, Padre nostro, papà Goriot, padre padrone, papà Gambalunga, papà
Castoro: la storia e la letteratura sono piene zeppe di genitori ora buoni e
premurosi, ora arcigni e prevaricatori. In questi giorni sta spopolando nei
talk show mattutini (quelli noiosi e tristi che guardiamo solo io e tutti gli
ultrasettantenni d’Italia) il libro di Antonio Polito Contro i papà, che
ovviamente non ho letto e non leggerò (mi è arrivato Bone di Jeff Smith, non
voglio distrazioni).
Tutto questo, comunque,
non interessa allo specialista, allo scienziato, al saggio, perché egli sa che
esiste una figura paterna assoluta, archetipica, un Ur-Vater, che ne incarna il
concetto stesso e tutte le sue sfaccettature: il professor Oak.
Quelli dell’età giusta
capiranno. Il professor Oak rappresenta quanto di più bello e giusto ci sia
nell’uomo: altruismo, rigore, correttezza, curiosità, abnegazione. È la figura che
ha forgiato le nostre molli personalità preadolescenti, che ci ha trasformato
da botoli ingurgita-girelle e calcia-supersantos a veri uomini. Perché
diciamocelo, la scelta fra Charmender, Squirtle e Bulbasaur è stata la prima,
vera scelta della nostra vita, e ogni altra decisione, ogni altra esitazione
non è e non sarà nient’altro che una replica del Sacro Trivio iniziale. Nel suo
rigore, il professor Oak - ben prima del professor Monti - ci ha insegnato che
potevamo scegliere solo un pokémon e non tutti e tre; ci ha fatto capire che in
squadra ne potevamo avere solo sei, che avremmo dovuto scegliere bene; ci ha
insegnato la meritocrazia, perché non ha mai favorito suo nipote, quel
berlusconiano d’un Gary, rispetto a noi.
Ci ha sempre spronato ad
acchiapparli tutti, a non essere mai sazi (Stay
hungry, stay Oddish), almeno fino al completamento del Pokédex. E ha
forgiato il nostro Super-io, ovviamente: quante volte, cliccando su
quell’insormontabile fuscello alto 3 o 4 pixel, non abbiamo sentito la sua viva
voce, pur essendo dall’altro lato del mondo, fra le brume di Lavandonia o lo
smog di Fucsiapoli, ammonirci di non poter ancora usare Taglio o Forza?
E non manca di celebrare
i nostri trionfi, come quando presenzia alla vittoria contro la Lega (Pokémon eh,
non quell’altra) stringendoci virilmente la mano e premiando le nostre
cinquanta e più ore di gioco con tanta tanta paterna gratitudine.
Grazie professor Oak, un
giorno ti renderemo fiero di noi.
Hai ragione, sono da rottamare, chiederò aiuto a mio nipote.
RispondiEliminaNon ho capito un cazzo, potrei rileggere con più attenzione ma alla parola Pokèmon ho un blocco sinaptico.
Ammetto che anche per me, giovanissssimo, i pokemon sono proprio ai limiti della fanciullezza ;)
EliminaOttimo post , scritto con leggerezza , ma di profondo significato...
RispondiEliminaDevo giocare a Pokemon, ho deciso!!!
Auguri di felice 2013!
troppo buona ;) auguroni anche a te!
Elimina...e così scopro che esiste un personaggio chiamato professor Oak. Credo che mi dovrò documentare, giusto? :-)
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