“Sicché te ne vai, compare”, ho finalmente realizzato, poco fa, in macchina. L’ho realizzato e ho ascoltato, in tuo onore, tutto “Leaves turn inside you” e tutto “Dancing Judas”, correndo come un pazzo e facendo la strada lunga, quella che passa per Torino. E ho attraversato corso Casale e corso Moncalieri, per vedere da lontano i Murazzi, il nostro piccolo tempio; poi ho preso il ponte Umberto e ho costeggiato il Valentino. Mi sento coglione a scrivere queste cose adesso; in macchina, una mezz’oretta fa, sembrava meno stupida come cosa. Bé, m’ha reso un po’ il magone, devo ammetterlo, quasi quasi ci scappava la lacrimuccia. Non sono triste, ho detto arrivederci a tantissime persone nella mia vita da migrante, ad alcune ho detto proprio addio. Poi sono felice che tu parta, è come se partissi un po’ pure io; è il sogno di tutti e due scappare da queste situazioni malate in cui ci siamo ficcati. Per nove mesi, forse, potrai respirare. Non sono triste, dicevo, ma un po’ egoisticamente so che sarà difficile. Sai che sarà un anno tosto per me, pieno di cose strane e nuove. E tu sei “quello che mi capisce”. Non mi piace la parola “amico” e ancora meno l’espressione “migliore amico”, ma se credessi in quei concetti, tu forse ti ci avvicineresti. Diciamo che sei “quello che mi capisce”, appunto.
Abbiamo creato un nostro vocabolario esistenziale e ci siamo inventati una nostra mitologia. Questo fanno “quelli che si capiscono”. Una volta abbiamo letto al mare, su un muro “la poesia è tornata di moda”. Abbiamo tanti progetti, alcuni nascosti. Mi hai sempre rotto il cazzo per scrivere – a volte ti ho seguito, a volte no. Se non fosse stato per te non avrei mai continuato; mi hai sempre o quasi letto per primo. Le nostre disgrazie sentimentali, sempre speculari. Poi c’è il negroni. Il porto. Il San Simone. I murazzi, i murazzi, i murazzi. La carne di manzo alle 5 di mattina. I ragazzi con le magliette dei Tre Colori. Le feste di laurea imbucati. Atlas. Fink. Atlas. Gli incubi dell’Atlas. Mercatino. Porcodder… Quanti personaggi reali, nel nostro mondo inventato. I concorsi col gruppo in paesi sperduti. Dormire in macchina coi cinghiali intorno. Il take away. Le francesine. “Pronto Gianni!”. Rainbow. Le millecinquecento sale prove. Il puma. I Verlaine. I nostri “crolli esistenziali da due soldi”. Paz. Gatzu. Grifis. Io che tiro i pacchi. Pizza e arte. Via Bava. Il calabrese. I gradini di PN. Splinter. Mufasa. Arzanà. Kaldi. Chissà se conoscerai Kaldi. Te lo auguro. I nerorgasmo. Darwin, che mente. I razzismi inventati. Take on me nel cesso di Giancarlo. È una questione di qualità. 909192. Cazzo, quanta epica. Sono sicuro di aver dimenticato tante cose importanti.
Io ti auguro solo una cosa, mio amico mitopoieta. Scopa. Scopa tanto, scopa come non hai mai scopato in vita tua, che lo sappiamo, è quella la cosa importante. L’unica. Scopa col corpo e scopa con la testa. Ma non pensare mai a niente. Scopa e basta. Scrivi quando puoi. Scopri nuove droghe. Inventa storie sulle persone che vedi e raccontamele.
“Ti saluto, persona densa”.
Abbiamo creato un nostro vocabolario esistenziale e ci siamo inventati una nostra mitologia. Questo fanno “quelli che si capiscono”. Una volta abbiamo letto al mare, su un muro “la poesia è tornata di moda”. Abbiamo tanti progetti, alcuni nascosti. Mi hai sempre rotto il cazzo per scrivere – a volte ti ho seguito, a volte no. Se non fosse stato per te non avrei mai continuato; mi hai sempre o quasi letto per primo. Le nostre disgrazie sentimentali, sempre speculari. Poi c’è il negroni. Il porto. Il San Simone. I murazzi, i murazzi, i murazzi. La carne di manzo alle 5 di mattina. I ragazzi con le magliette dei Tre Colori. Le feste di laurea imbucati. Atlas. Fink. Atlas. Gli incubi dell’Atlas. Mercatino. Porcodder… Quanti personaggi reali, nel nostro mondo inventato. I concorsi col gruppo in paesi sperduti. Dormire in macchina coi cinghiali intorno. Il take away. Le francesine. “Pronto Gianni!”. Rainbow. Le millecinquecento sale prove. Il puma. I Verlaine. I nostri “crolli esistenziali da due soldi”. Paz. Gatzu. Grifis. Io che tiro i pacchi. Pizza e arte. Via Bava. Il calabrese. I gradini di PN. Splinter. Mufasa. Arzanà. Kaldi. Chissà se conoscerai Kaldi. Te lo auguro. I nerorgasmo. Darwin, che mente. I razzismi inventati. Take on me nel cesso di Giancarlo. È una questione di qualità. 909192. Cazzo, quanta epica. Sono sicuro di aver dimenticato tante cose importanti.
Io ti auguro solo una cosa, mio amico mitopoieta. Scopa. Scopa tanto, scopa come non hai mai scopato in vita tua, che lo sappiamo, è quella la cosa importante. L’unica. Scopa col corpo e scopa con la testa. Ma non pensare mai a niente. Scopa e basta. Scrivi quando puoi. Scopri nuove droghe. Inventa storie sulle persone che vedi e raccontamele.
“Ti saluto, persona densa”.
Wow! Appena tornata dalla solita scorribanda nella nostra amata Francia, mi sveglio e leggo tutto d'un fiato questo pezzo che si conclude con un invito così intenso! Che bella botta in questo rarefatto mattino invernale in cui sto preparandomi per la solita visita rituale al balon del sabato :-)
RispondiEliminaSei un buon amico...
RispondiEliminaLetto anch'io tutto d'un fiato, e quasi mi sono sentito accanto a te in auto mentre correvi come un pazzo, implorandoti di rallentare :P: ho detto anch'io arrivercerci - in alcuni casi, un addio, ed è stato poi una sorta di liberazione, sollievo, poi... - a qualche persona... Nove mesi non sono poi tanti, e passano in fretta. ;)
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