Vai, lento e con tanta lena truce
trucidare, Achille, i figli di Troia
devi, tracannarne il tragico sangue,
forse il tritro e ritrito ossario, stridulo
ti chiama, è Patroclo triste e tremante
dall’Orco trapana il cervello spento
trama lugubri ritorni nei sogni,
non pensare, strappa loro le carni,
“taratantara” dici tu, o terribile
uomo-mostro-artiglio-e-rostro veloce
con denti digrignanti e sentenziosi:
sei la mano del fato, sei la gru
foriera di migrazioni finali,
la tua, la sua, quella del mondo
che non capisce, zittisce; per loro
passa uno squillo tremulo di tromba
soltanto, un lontano tallone eroso,
cavalli che corrono e piano scartano
un corpo esanime, in cerchi continui,
uguali, terreni, sottili, eterni.
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RispondiEliminaTerrificato , realistico sguardo sul mondo circostante.....
RispondiElimina***********
E' anche primavera, però.....