Ogni tanto, preso da
attacchi di Proustata (che non è la prostata, ossia quel malanno che affligge
noi ometti quanto raggiungiamo la mezza età e che costringe medici più o meno
compiacenti a infilare nei nostri loci
amoeni dita involte nel latex; è piuttosto la tendenza a mangiare o
annusare oggetti vari nel tentativo di rivivere l’infanzia ormai lontana), mi
metto a frugare nella cesta dei miei vecchi giocattoli.
Oggi ho trovato questo.
Non ci è voluto molto per
riconoscere l’arcano balocco. Trattasi di esemplare adulto ma evidentemente
denutrito di Dragon Flyz.
Ma andiamo con ordine (Informazione di servizio: stavolta più che mai vi chiedo di ascoltare la sottostante colonna sonora mentre continuate con la lettura, ne va di una perfetta ricostruzione diegetica).
È il 1997: la clonazione
non è più un sogno e l’aberrazione lanuginosa nota ai più col nome di Dolly fa
il suo ingresso nei talk show di tutto il mondo (forse proprio per questo,
nello stesso anno, esce Alien 4 – La clonazione); “Fiumi di parole” dei meravigliosi
Jalisse (uno dei gruppi più rappresentativi del bel paese, come dimostreranno i
loro numerosissimi successi futuri) vince Sanremo; Blair si appresta a riconsegnare
l’Inghilterra ai laburisti, mentre Clinton bissa in USA (e assume stagiste manco fosse la Fornero); Deep Blue, l’avveniristico computer dell’IBM, batte a scacchi quel
cervellone di Kasparov (macchina-uomo 1-0, ma io non mi stupii, perché perdevo
sempre a Chess, su Windows 3.1); Hong Kong, posto che conoscevo (e conosco tutt’oggi)
solo per i suoi meravigliosi film di mazzate, torna alla Cina; i flussi
migratori dall’Albania in Italia raggiungono il loro culmine, facendo la gioia
di Bossi e soci, che non a caso incassano voti e consensi (il piccolo Trota
ancora non sapeva che proprio lì, a Tirana, un giorno lo avrebbe condotto il fato); Lady
Diana muore in circostanze sospette nell’incidente del tunnel de l’Alma (mentre il
mondo si interrogava sui gusti sessuali di Carlo, che preferiva quel cesso di
Camilla); muore pure un’altra donna famosa, Teresa di Calcutta (al secolo,
pochi lo sanno, si chiamava Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu. Meglio Teresa, ecco); nasce
Google (e qui le battute meta-mediatiche si sprecherebbero, ma già usare la
parola meta-mediatico mi ha messo in ridicolo, può bastare); Dario Fo vince il
premio Nobel per la letteratura (il primo italiano dopo 22 anni, se il ritmo si
mantiene lo stesso, io dovrei vincerlo nel 2019).
In tutto ciò, a proposito
dei malesseri sotto la cintola che affliggono noi maschietti di cui
si è parlato sopra, io, all’età di 10 anni, mi sono operato di fimosi. La fimosi, in soldoni, è
una specie di circoncisione, ma senza menate ebraiche di contorno. Cioè,
anche se mi sono fatto la fimosi non faccio parte del popolo eletto, ma in compenso posso mangiare
carne di animali dallo zoccolo fesso.
Nella tristezza di una
solitaria giornata di ricovero, mentre il vecchio alla mia destra si pisciava
addosso e quello alla mia sinistra moriva in modo rumoroso, mio padre mi
portò in regalo un Dragon Flyz.
Ero pieno di gioia, perché
non ne avevo uno, e nel 1997 non averlo era orribile. Tutti gli amichetti
che ne avevano uno erano più fighi di te. E, udite udite, anche le femmine.
Sì, perché questi aggeggi pseudo-Tolkeniani non erano altro che un’astuta mossa
di marketing di qualche testone americano, che l’aveva plasmato a partire da una
linea di giocattoli di culto dell’anno precedente, le magiche ballerine
volanti.
Bleah. Sberluccicanti
fatine fighettine in groppa a vibratori giganti, da far volare e roteare tirando
una vezzosa cordicella. Altro che, vuoi mettere con un cazzutissimo drago
squamato e con gli occhi luminosi, sebbene tozzo e gobbuto?! Ahimè, crudeltà
del tempo che tutto annienta, non sono riuscito a recuperare l’omino volante
associato al bestio verde, ma lunghe e meticolosissime ricerche su google (che
ben conosce l’argomento perchè, come abbiamo visto, è coetaneo dei Dragon Flyz)
mi permettono di mostrarvi il suo aspetto:
Non proprio un adone, lo ammetto.
Fui felicissimo del
regalo di mio padre, non ne considerai affatto le innumerevoli implicazioni freudiane
(padre-regala-drago-a-figlio-in-risarcimento-di-prepuzio-perso), ma sono sicuro del fatto
che se oggi sono un uomo che si gode tranquillamente la sua sessualità, sia anche merito del Dragon Flyz ricevuto allora. Correvo come un pazzo per i corridoi dell’ospedale,
facevo volare l’omino e cantavo a squarciagola la sigla del cartone (perché si,
il testone americano di cui sopra, nella stessa riunione di marketing, aveva
pensato di farne una serie animata), noncurante del vecchio che si pisciava
addosso, delle infermiere disperate, delle persone che piangevano, delle infermità,
del male e della morte che mi circondavano.
Come spesso succede a
Proust (sempre quello feticista che mangia e annusa cose), anche io sto
divagando. Ma in fondo, sono partito proprio con queste intenzioni.
Ok, hai appena vinto l'internet. Un abbraccio e un po' più di stima..
RispondiEliminaA me il pc proprio si rifiuta di far sentire tanto i Jalisse quanto la sigla del cartone animato di Dragon Flyz.
RispondiEliminaAh, io ce l'avevo una ballerina volante. C'è qualche problema??
Le ballerine volanti! *O*
RispondiEliminaOddio, che ricordi... dei miei ricordi non faceva parte Fiumi di parole, ma mi sa che ormai mi tocca concatenarlo concettualmente alle Ballerine... dannazione...
Sono tagliata fuori da questo immaginario. Me ne farò una ragione. Baci :-)
RispondiElimina@Samu: tanto ammmore anche a te!
RispondiElimina@Laura: non sai che perla ti perdi! :P
@LaLeggivendola: quanta poesia... E dire che non ho manco citato Spice girls e Nonelarai!
@Minerva: immagino che ogni decennio abbia i suoi lati oscuri ;)