giovedì 26 gennaio 2012

Delirium Hibernum novum III - La capitale morale


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Continuano le riflessioni dalla «capitale morale», riflessioni dettate ora dalla noia, ora dall’attesa alla fermata del cinquantotto. E io sono uno che quando la riflessioni detta, annoto. Non che ci creda in quello che scriva, santiddio, sarei uno schizofrenico dei peggiori, già solo considerando questo piccolo carotaggio di pensieri che risponde al nome di Cawarfidae. Merda si, sono schizofrenico.
Ebbene, la capitale morale, si diceva. Il suo essere non-mia, il mio essere non-sua, questa estraneità insanabile, forse, è colpevole dei deliri. Anche vivere a cinquanta minuti dal centro e sorbirsi lunghi viaggi – da dentro per dentro o da dentro per fuori, quando il fine settimana torno in zona Torino – aiutano la pazzia, eh.
Adesso dovrei stare chino sui libri, e invece no, sto qui ad annotare. Dovrei anche leggere il primo numero di Venom. Tutte cose che farò, giurin giuretto, parola di lupetto. Un po’ di tempo fa pensavo al fatto, a proposito di lupetti, che ho un sacco di amici scout. Ma proprio un sacco! E io non lo sono mai stato. Ora, o un complotto giudoplutaicocilellinocristianomassonecomunista ha infarcito la mia generazione di gioiosi ragazzotti in pantaloncini corti e con la chitarra in spalla, o sono io che nutro simpatia per loro. Mi spaventano ambo gli scenari, a essere onesto.
Poi si, c’è una scanzonatezza di fondo che c’hanno gli scout, non lo nego, però un po’ mi fanno paura, con tutto quel loro ottimismo. Fonderò un movimento paramilitare tipo scout, un giorno, però nichilista. Si, gente coi pantaloncini corti neri che non crede nel volersi bene, nelle canzoni d’amore e nell’aiutare le vecchine ad attraversare la strada.
Bé, oddio, mi sembra di aver già sentito parlare di tipi del genere, che di sabato non andavano a scuola ma sfilavano per le strade e cantavano inni e marcette. Scommetto che a quei tempi il cinquantotto arrivava in orario.
Domani si vocifera riguardo uno sciopero dei mezzi e domenica dicono che nevicherà. Stasera, in compenso, qui al collegio ci sarà un aperitivo a quattro euri per conoscere i nuovi arrivati e salutare chi se ne va. Profetizzo scene grottesche. Ne sentirete parlare.
Vado a leggere Venom e a studiare, poi affilerò ben bene i miei Topoi da conversazione spicciola (quelli di cui parlo qui), sento che ne avrò bisogno.

sabato 14 gennaio 2012

Delirium Hibernum novum - "Amico mitopoieta" II

“Sicché te ne vai, compare”, ho finalmente realizzato, poco fa, in macchina. L’ho realizzato e ho ascoltato, in tuo onore, tutto “Leaves turn inside you” e tutto “Dancing Judas”, correndo come un pazzo e facendo la strada lunga, quella che passa per Torino. E ho attraversato corso Casale e corso Moncalieri, per vedere da lontano i Murazzi, il nostro piccolo tempio; poi ho preso il ponte Umberto e ho costeggiato il Valentino. Mi sento coglione a scrivere queste cose adesso; in macchina, una mezz’oretta fa, sembrava meno stupida come cosa. Bé, m’ha reso un po’ il magone, devo ammetterlo, quasi quasi ci scappava la lacrimuccia. Non sono triste, ho detto arrivederci a tantissime persone nella mia vita da migrante, ad alcune ho detto proprio addio. Poi sono felice che tu parta, è come se partissi un po’ pure io; è il sogno di tutti e due scappare da queste situazioni malate in cui ci siamo ficcati. Per nove mesi, forse, potrai respirare. Non sono triste, dicevo, ma un po’ egoisticamente so che sarà difficile. Sai che sarà un anno tosto per me, pieno di cose strane e nuove. E tu sei “quello che mi capisce”. Non mi piace la parola “amico” e ancora meno l’espressione “migliore amico”, ma se credessi in quei concetti, tu forse ti ci avvicineresti. Diciamo che sei “quello che mi capisce”, appunto.
Abbiamo creato un nostro vocabolario esistenziale e ci siamo inventati una nostra mitologia. Questo fanno “quelli che si capiscono”. Una volta abbiamo letto al mare, su un muro “la poesia è tornata di moda”. Abbiamo tanti progetti, alcuni nascosti. Mi hai sempre rotto il cazzo per scrivere – a volte ti ho seguito, a volte no. Se non fosse stato per te non avrei mai continuato; mi hai sempre o quasi letto per primo. Le nostre disgrazie sentimentali, sempre speculari. Poi c’è il negroni. Il porto. Il San Simone. I murazzi, i murazzi, i murazzi. La carne di manzo alle 5 di mattina. I ragazzi con le magliette dei Tre Colori. Le feste di laurea imbucati. Atlas. Fink. Atlas. Gli incubi dell’Atlas. Mercatino. Porcodder… Quanti personaggi reali, nel nostro mondo inventato. I concorsi col gruppo in paesi sperduti. Dormire in macchina coi cinghiali intorno. Il take away. Le francesine. “Pronto Gianni!”. Rainbow. Le millecinquecento sale prove. Il puma. I Verlaine. I nostri “crolli esistenziali da due soldi”. Paz. Gatzu. Grifis. Io che tiro i pacchi. Pizza e arte. Via Bava. Il calabrese. I gradini di PN. Splinter. Mufasa. Arzanà. Kaldi. Chissà se conoscerai Kaldi. Te lo auguro. I nerorgasmo. Darwin, che mente. I razzismi inventati. Take on me nel cesso di Giancarlo. È una questione di qualità. 909192. Cazzo, quanta epica. Sono sicuro di aver dimenticato tante cose importanti.
Io ti auguro solo una cosa, mio amico mitopoieta. Scopa. Scopa tanto, scopa come non hai mai scopato in vita tua, che lo sappiamo, è quella la cosa importante. L’unica. Scopa col corpo e scopa con la testa. Ma non pensare mai a niente. Scopa e basta. Scrivi quando puoi. Scopri nuove droghe. Inventa storie sulle persone che vedi e raccontamele.
“Ti saluto, persona densa”.

martedì 3 gennaio 2012

Altercatio virorum de mulieribus - "Discorso sul metodo" V


Giobbe: Pat, senti ‘nattimo.
Patronio: Dimmi tutto!
G.: No, ecco. Stai calmo. Niente zelo filosofico. Promettimi che se ti chiedo una cosa, mi rispondi, possibilmente da persona normale, e basta. Niente teorie strambe. Niente “metodi”. Chiaro?! Se no mi incazzo e chiedo a un altro…
P.: Si, al tuo amico invisibile… Col caratteraccio che ti ritrovi, già è tanto che ti tollero io.
G.: Ah, tu tolleri me…?! Senti…
P.: Occhei, occhei, pace. Mi arrendo. Spara, prometto, niente di strambo!
G.: Mh. Allora… Ci sarebbe questa tipa, no, con cui sto uscendo. Ecco, lei è, come dire, un po’… restia.
P.: Non si concede?
G.: No, a concedersi si concede. È che… certe cose… non le fa, ecco.
P.: Quali cose? Fellatio? Sesso anale? Feticismo? Bondage? Sesso di gruppo? Scambismo? Nudismo? Giochi di ruolo? Masturbazione reciproca? Deglutizione del liquido sem…
G.: Cristodio, sono un pirla. Che cazzo mi viene in mente di chiedere a te…
Ogino-Knaus: Caro Giobbe, non sia così pudico. Non si scandalizzi. Mi sembra di percepire un blocco mentale verso certi argomenti, una sorta di fobia dell’eros.
P.: Oh, Ocappa, glielo dica anche lei.
O.: È palese, questo è un chiaro caso di rimozione dell’elemento pulsionale all’interno della comunicazione fra pari. E questa è proprio la radice dei suoi problemi, Giobbe.
P.: Sentito Joe?! Inizia con l’aprirti, con l’abbattere le tue barriere! Liberati! Vola!
G.: Vermente. Non so cosa dire. Sono allibito.
O.: Comunque, basta coi convenevoli. Giobbe, dicevamo.
G.: Veramente dicevate voi due, mentecatti…
O.: Shhhh! Taccia! Dicevamo. La suddetta ragazza non si presterebbe a pratiche erotiche con deviazione della meta sessuale…
P.: Così pare, però non ho capito se Fellatio, sesso anale, feticismo, bon…
O.: D’accordo, d’accordo. Credo di aver capito. Vede, Giobbe, qualsiasi sia la deviazione dalla meta sessuale, la donna, soprattutto se da poco sua compagna, tende a valutare la sua come una volontà di prevaricazione fisica. Cosa che, peraltro, potrebbe essere vera, dati i suoi problemi a relazionarsi con la libido e con l’altro sesso.
G.: A parte che io non ho problemi con la libido. Poi chi vuole prevaricare cosa?!
P.: Ocappa, e se fosse un problema della ragazza invece? Ribrezzo dovuto a esperienze infantili?
O.: Tutto è possibile, caro Patronio, tutto è possibile.
G.: Vi giuro che se compare anche Freud, non rispondo più delle mie azioni.
P.: Ma Freud non è un metodo.
O.: No no, non è un metodo. Potrebbe comparire l’Ipnosi, al massimo.
P.: Ah, non male… E… Questa Ipnosi, è per caso single?
G.: Non sta succedendo davvero, non ci credo.
P.: E soprattutto, ingoia?

giovedì 29 dicembre 2011

Delirium Hibernum novum - Gente che non si fa sentire


Sono ventuno giorni che non scrivo nè qui nè sui vostri blog! Vi manco, lo so, vi manco. Ma perdonatemi, dovevo mangiare tantissimo e dovevo essere coccolato dalla nonna che non vedo mai, e dovevo studiare (devo studiare) e, soprattutto, dovevo darmi da fare per qualcosa di grosso... Che riguarda tangenzialmente anche Cawarfidae... Sarete i primi a saperlo. Bè, di grosso... Di appagante per il mio smisurato ego, piuttosto. Ho abusato degli odiati puntiti di sospensione, basta. Ne parlai già qualche tempo fa, via puntini di sospensione.
E vi regalo un po' di Schiele, che oggi mi è tornato alla mente in più circostanze.

giovedì 8 dicembre 2011

Meditatio de Autumno novo VIII - Condono uterino


Oggi si festeggia una cosa un po’ astrusa, su cui però bisogna fare un po’ di chiarezza: l’immacolata concezione. Molti pensano che voglia dire che la cara Mary abbia concepito il Cristo da vergine. Ma no, quello è un altro dogma, molto più antico, addirittura scritturale. L’immacolata concezione invece sancisce che la Madonna sia stata preservata dal peccato originale fin da quando era un aggraziato, giudaico feto.
Una precisazione indispensabile per festeggiare degnamente questa gaia festa, non credete? La cosa divertente è che è un dogma recentissimo, del 1854.
Cioè, è tipo un condono. Non si sapeva prima che la Madonna fosse immune dal peccato originale, poi di colpo, millenovecento anni dopo, le viene concesso. Secondo me se si va a leggere un po’ fra le righe, in questo dogma è anche spiegato perché la Chiesa non paga l’Ici. Invece mio papà, che è dell’ormai celebre leva del ’52, non andrà mai in pensione.
Si, però adesso non iniziate a mettere commenti tipo “è indecente che la Chiesa non paghi”, “basta con questi privilegi”, “blablabla”, non ce ne frega niente, lo sappiamo già. Invece ditemi pure cosa ne pensate dell’immacolata concezione. Quello sì che è un privilegio. Bella storia essere immuni già prima di nascere, hai capito ‘sta Maria.
Io direi che questo dogma rientra pienamente nella categoria "cose post-medievali di cui avremmo potuto benissimo fare a meno"

domenica 4 dicembre 2011

Narratio - "Si vede che su Rai 3 non fanno più gli speciali di Super Quark, di sabato sera"


Una mezzoretta fa ero davanti a un disegno sull’asfalto fatto col gessetto, mezzo cancellato. Il gioco della campana. Roba che manco più i nostri genitori. Stretto nella mia giacca da fallito, dopo essermi sincerato che nessuno mi stesse guardando, ho fatto due o tre saltelli su quei quadrati. Il gioco della campana in un angolo deserto e sperduto di un paese di ventinovemilaottocentosettantuno abitanti (secondo il dato Istat del 31 dicembre 2010, fedelmente riportato da Wikipedia). Come fossi finito lì manco me lo ricordo più. Camminare, un po’ a caso, per schiarirsi le idee. Che idee poi… Ancora a pensare stai, Enrico? Si, ti riesce bene, questo l’abbiamo capito. Ma mentre fai quei due timidi saltelli su un piede, cosa stai ancora lì a pensare, che sei ridicolo? Mi tatuerei una bella, gigantesca Elle sulla fronte. Una persona inconcludente. Inconcludente e inconcretizzante. Che non si dice in italiano. Oddio, ci sono campi della vita in cui credo di essere piuttosto determinato e “concludente”, per esempio lo studio o la musica. Altri campi in cui sono un disastro. E la colpa, caro Enrico, è sempre la tua. Lo è sempre stata, ogni diavolo di momento. Inetto. Roba che Zeno e Ulrich mi fanno una pippa. Stasera ho conosciuto la piccola comunità di ventenni kenioti del suddetto paese di ventinovemilaottocentosettantuno abitanti. Gente interessante. Poi ho riso, perché conoscevano tutti mio cugino, che è una sagoma. Ma Enrico, è questo quello che vuoi raccontare di stasera? Davvero…? Dopo aver giocato da solo alla campana ho visto due hipster su una panchina. Mi hanno fatto tenerezza e un po’ pena perché non c’è evidentemente posto per loro in questa cittadina. Scappate, andate a Londra o a New York, non rimanete in questi posti da ventinovemilaottocentosettantuno abitanti. Poi vabbè, mi stanno pure sul cazzo gli hipster, che andassero a fanculo. Enrico… Sei patetico. Te la prendi con gli altri. L’abbiamo appurato, la colpa è tua, tua culpa. Forse non sei pronto, non ancora, e questa è tutta una montatura. O stai camuffando tutto dietro questa maschera gioiosa da fallito. Che sarà patetica, ma almeno ha uno statuto letterario ed è riconosciuta dalla società. E non è quel coacervo di “cose” opposte che ti frullano per la testa. Poi ti metti in macchina, ti spari nelle orecchia l’incompiuta di Schubert e via a casa a scribacchiare su un computer ‘ste due cazzate. Freud. Al liceo, la prima volta che lo studiai, non mi convinse su un punto. La pulsione di morte. Come fa una persona ad agire contro i suoi istinti, contro i suoi desideri, contro qualcosa che ovviamente potrebbe farla stare meglio? Ero infarcito di Nietzsche e Spinoza, pensavo che l’uomo vedesse sempre al proprio pro. No, Enrico non fa così, non sempre, Enrico fa anche il contrario di quello che vuole, senza saperne il perché, senza un motivo, forse solo per darsi delle scuse, per camuffare la propria debolezza o impreparazione. Ma no, tranquillo, non sei ridicolo, perché tanto è un gioco letterario fare finta di scrivere il proprio diario, che in realtà è fittizio, ma la finzione è fintamente finta e nasconde un fondo di verità, che però a ben vedere è solo finzione realistica e paradigmatica, che forse alla fine qualcosa di vero c’ha. E dato che sei includente, non darai manco un finale a questo post.

sabato 3 dicembre 2011

Meditatio de Autumno novo VII - inverno/inferno


Le temibili legioni romane erano solite riposarsi, in inverno. Contavano le campagne militari non in anni, ma in estati (Tacito, per esempio, ricorda che Vespasianus fortuna famaque et egregiis ministris intra duas aestates cuncta camporum omnisque praeter Hierosolyma urbis victore exercitu tenebat), e in latino il denomilane hiĕmo, “svernare”, è un termine tecnico del lessico militare.

Ora, non so se siano cambiati i tempi o se, come al solito, sono io che sono un po’ sfasato. Fatto sta che l’inverno che inizierà fra un paio di settimane si prospetta tutt’altro che pacifico. Innanzitutto per la sconsiderata idea di finire gli esami entro febbraio. Poi per i salti mortali che prevedibilmente farò fra Alba, Milano e Torino. Poi perché ho finito i soldi. Poi perché la tesi è ancora lì in un cassettino. Poi per mille altri casini piuttosto consueti.

Niente discorsi astrusi e finto-filosofici stavolta.

Vabbè, partire citando Tacito non è proprio una cosa normale, lo so.
Ma ammettere di avere qualche problema è il primo passo per guarire, no?