giovedì 27 settembre 2012

"Atlas biri, dat n'a firi" II

Ciao a tutti, sono Enrico e conosco la Atlas da più di cinque anni.

Non ricordo l’ora o il giorno o il mese in cui è successo, né l’occasione, ma credo sia un effetto collaterale comprensibile. Fu amore, questo è certo. Ma andiamo con ordine (tuttavia… è possibile ordinare l’insondabile? Classificare l’ignoto?), credo sia ora di fare le dovute presentazioni.

 
La Atlas è una birra, per cominciare. Dove “una” non sta per “una qualsiasi” ma per “una in particolare”. È imbarazzante dare una definizione, per me. Sono troppo coinvolto, bisognerebbe essere obiettivi. Tipo quando si chiede a una mamma “chi è il bimbo più bello del mondo?” o a un tifoso di calcio “qual è la squadra più forte?” (NdA: è il Napoli, ovviamente). Ma, amici, non riesco a mettere da parte le emozioni, davvero.
Dicevamo. Non saprei raccontarvi come ho conosciuto cotale delizia, ma di certo è successo nel reparto bevande alcoliche del discount sotto casa mia. Ebbene si, in quel Parnaso dello shopping, nei Campi Elisi dei generi alimentari a basso costo, lì, proprio lì, si consumarono i primi mesi del nostro amore.
Le feste estive sul terrazzo di casa dei miei – quando i miei ovviamente non c’erano – prevedevano per contratto l’acquisto di una cassa ogni due persone, dove una cassa equivale a sei per quattro uguale ventiquattro lattine, ognuna da zero virgola cinque litri, dalla gradazione alcolica di otto virgola cinque percento. Contando che si era sempre fra i dieci e i quindici invitati, fate un po’ voi i conti.
Oh, Atlas, dolce Atlas.
Ricordo anche incubi notturni, fatti di pirati, crostacei giganti, civiltà aliene e divinità perverse tipo Cthulhu. Nossignore, non è un invito a bere, non ci penso neanche. È come se vi descrivessi la mia ragazza invitandovi poi a scoparvela. Pussa via. Non sareste degni dell’iniziazione all’Atlas.
Tornando a noi, continuammo ad amarci per i miei anni torinesi (il mio coinquilino, quando me ne andai, iniziò l’edificazione di un muro di lattine di Atlas, romanticone), ma non era più la stessa cosa, perché la sede torinese del discount era a settecento metri da casa. Sicché fra noi qualcosa si incrinò. La rottura definitiva fu due anni fa, quando mi trasferii a Milano.
Fato beffardo, quel discount a Milano ha solo due o tre sedi e tutte lontane. Ero in astinenza, lo ammetto. Decantai le lodi della Atlas ai miei nuovi coinquilini, era quasi un culto, uno di quelli dove l’oggetto dell’adorazione è tanto più grande quanto più trascende l’esperienza corporea. Era un gigante mitico, Atlas, il titano, restituito alla sua alterità oltreumana.
Finché, una domenica sera, desiderosi di rinfrescarci la gola, ci recammo nell’unico minimarket aperto alle ventidue, gestito da indonesiani. “Dal cinegro”, lo avremo chiamato poi, con affetto e riverenza. Ebbene lì, nel frigo verticale del minimarket, come un sole blu trapuntato di rosso, mi apparve la Atlas. Piccole dosi, si, come di un privato nettare prezioso, ma andava bene.
Da quella sera, mai più comprammo altra birra, per un anno.
Alle Colonne di San Lorenzo, al Magnolia, al Parco Sempione, persi nelle campagne Brianzole o in quelle Pavesi, in nessun posto andavamo, senza una lattina di Atlas in borsa. Panacea, viatico; ammetto che buona parte delle mie poesie, quelle del libro, sono state scritte sotto amoroso effetto dell’Atlas.
Poi, venne l’anno in collegio, in quel limbo interdimensionale lontano da discount o cinegri. Adesso sto bene, si. Ma ogni tanto mi ritrovo a sognarla, fredda e liscia, con quel titano stampato sopra, il retrogusto ferroso, l’odore di Suriname.

So che ci rivedremo, un giorno, e sarà come se non fossi mai uscito dalle porte scorrevoli di quel discout.

24 commenti:

  1. Conosco questo tuo amore...però delle strong non voglio più averci a che fare (solo raramente dai) dopo la saturazione di "Kestrel" (9.0) nel periodo inglese...

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  2. Mi spieghi perchè non togli questa minchia di captcha???
    Non posso perdere ogni volta dieci minuti della mia preziosissima vita (e vista) tentando di indovinarlo XD!

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  3. facciamo così, se nei prossimi commenti mi posti cosa c'è scritto nel captcha, lo tolgio :P

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  4. Ciao, restituisco con piacere la visita!!
    Anch'io ho dei ricordi piacevoli legati alla birra, ma non ne ricordo più la marca....
    Estate, campeggio, mare, amore.....
    Che altro dire....
    Ah... si, avevo vent'anni anch'io:)))
    Ciao, buona serata

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  5. Complimenti a te. Il tuo blog è superlativo!

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  6. Complimenti a te. Il tuo blog è superlativo!

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  7. Ti dovrebbero fare un monumento per tale pubblicità alla tua birra.

    Mi sono divertita a leggere il tuo post.

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  8. Ecco, alla fine del post mi sono commossa :-)
    Sniff!

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    1. Anchio mi sono commosso: ho cominciato a piangere come un bambino e ho annacquato tutta la birra che mi era rimasta nel bicchiere.
      Se bevevo alla lattina, non sarebbe mai successo.

      Un abbraccio.

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    2. commozione e alcol sono un connubio davvero romantico...

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  9. Si può anche amare una birra del resto!

    Comunque hai colto il segno nel mio blog.

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  10. Hai convinto pure me a cercarla, che sono un buon bevitore di vino, ma poco di birra (a parte quella del frate, e qualche altra).

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    1. decisamente roba troppo buona, quella che bevi tu. Un po' di autolesionismo è gradito ;)

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  11. scrive l'analfabeta, chi beve birra campa 100 anni e poi trova la saggezza nella grammatica.

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    1. cosa saranno mai le quisquiglie linguistiche davanti allo splendore di malto e luppolo (e bauxite, nel caso della Atlas)?

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  12. Ma come mai che a me la birra non piace?

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    1. Perchè non hai mai assaggiato la Atlas (ok scherzo, non farlo, potresti allontanarti ancora di più dal mondo della birra)!

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  13. Ricambio la tua visita, passeggiando a passi felpati qui da te, e vedo cose molto intriganti che ora mi andrò a leggere. Non sono una degustatrice di birra, ma comprendo gli amori folli. Io negli ultimi tempi mi sono innamorata di una moto che vedo spesso parcheggiata dove lavoro( e non guido neppure .... ) è un piacere guardare l'armonia di linee coniugata alla forza che ispira - è la mitica Bonneville della Triumph - . L'amore è così , non ha confini e inscatolamenti di genere. " Vale " a te , miaoooooo

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    1. Troppo buona! :) Si, il feticismo motociclistico spesso colpisce voi donne, e la cosa è bella: da un lato sembra abbatere le barriere di sesso, dall'altro è una palese conferma freudiana! :)
      un saluto, a presto!

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  14. Io sono un grande appassionato di birre ma la Atlas proprio mi manca... e come dici tu "urge aggiornamento"!!!!

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