lunedì 2 agosto 2010

Meditatio aestatis - II

Le località di mare, specialmente quelle liguri, specialmente quelle di ponente. Ci sarebbe da mettersi dall'alto a scrutarle, studiarle, scoprirne le dinamiche, le idiozie. E invece mi ci infilo da straniero, con due compari.
Le aspettative: grandi.
L'esito: enorme.
La spiaggia pubblica è fantastica, uno spicchio di entropia ghiaiosa e accattivante. M'infilo la mano in tasca e tiro fuori una moneta da due euro: il Dante incisovi sopra mi lancia uno sguardo di biasimo. Ridacchio e la lancio al barista, che ci allunga poco dopo i nostri caffè. Caldi. Come il caldo di fuori. Più del caldo di fuori. Ma si butta giù. Bè, fa schifo il caffè in questo bar. Forse nell'intero lungomare.
Ci dirigiamo verso uno spazietto di spiaggia libera, stendiamo alla benemeglio i nostri teli (il mio è corto, molto corto, mezzo stinco esce fuori e si griglia sulla ghiaia nera); lontani da ogni essere di sesso femminile con una minima parvenza di piacenza.
Mi tolgo la maglietta da nerd che ritrae una fantastica battaglia fra ninja e pirati, la arrotolo e la metto nella sacca. Il mio flaccidume pallido e smagliato è in mostra, ora. Inforco i ray-ban e mi accascio sul telo (corto). Leggo qualche pagina dell'Auerbach, forse una trentina. Forse mi addormento.
La pelle arde, poi s'impatina di umori. Magari metto la crema. Protezione to-ta-lis-si-ma. Rimarrò pallido, questo è certo, ma meglio pallido che rubicondo.
Coi due soci si parla di tante cose, tutte afferenti la sfera sessuale e tutte riguardanti le donne e tutte riguardanti le parti più sconce delle donne. Ci si lamenta, siamo lontani da ogni femmina abbordabile. Abbordabile, poi... Che "vorremmo" abbordare. Mah, uno di noi è figo. L'altro è normale. L'altro sono io. Si finisce a ridere e parlare di Giovanni Lindo Ferretti, Neruda, Umberto Smaila, Scatman, Moltheni, Cristiano Godano, Guido Gozzano. Rovisto nel cervelletto, non mi ricordo l'inizio di "il limine" di Montale. Cazzo cazzo cazzo cazzo.
Scopriamo poi, mentre i miei soci divorano dei/delle Fugassin (cose strane, buone, dolci, fritte) e io mi consolo col mio yogurt magro (che forse per contrappasso spero renda magro me, mangiandolo), che nei prossimi giorni "LA POESIA TORNA DI MODA". Sgraniamo gli occhi. Le donne saranno ai nostri piedi. Ma come cazzo fa "in limine"...?! Oggi mi servirà, se la poesia torna di moda. Le donne amano la moda. Noi siamo poeti. La poesia è di moda. Le donne amano i poeti. Le donne ci amano.
Si, ok, Aristotele è da ripassare.
E pure Montale, cazzo. C'era qualcosa sulle "gazzare", qualcosa sul "pomario". Mi sovvengono le lezioni sconclusionate e formidabili del prof. Ficara, su Montale, gli "ossi di seppia", "in limine". Ma non l'incipit, diavolacci neri.
Mi gratto il capo incrostato di salsedine, mentre ascolto i due. Sono d'accordo con loro, la poesia può funzionare. Io c'ho sempre provato. Cioè, ci ho provato una volta e ha funzionato. 100%. Colpo sicuro.
E allora ci buttiamo per le vie di Pietra Ligure mentre ad alta voce declamiamo i testi dei CSI e dei Marlene Kuntz. Dopo diversi metri ci accasciamo su una panchina sconsolati e piegati dalle risate. Ci innamoriamo di una negoziante. Ci andiamo a sciacquare a una fontana e poi a cambiare. Mangiamo una pizza OSCENA e prendiamo tre birre da asporto da 66 cl.
Ci panchiniamo di nuovo e parliamo di Fini, Berlusconi, Berlinguer, Fanfani, Peppone, Gramsci, Ratzinger, Calvino, Calvino l'altro, i quaccheri, Clinton, parliamo di me e del mio disinteresse per il bene comune e per la res publica, che di pubblico ha solo le grane.
Finisce la birra, magari si va al pub. Vecchi amici del mio socio, miei buoni e graditi conoscenti, un paio di volti nuovi. Il pub si chiama qualcosa tipo "lucertola" o "geko" o robe viscidose che camminano però. Intorno sparuti quindicenni orribili e tamarri. Poi c'è questo tipo, al nostro tavolo. I baffi, lo sguardo profondo e smarrito, la voce esile e infinita. Inizia a parlarmi di cose strane, egizi, fermentazione della birra, metempsicosi, cunicoli sotterranei di Torino, sigari. Lo ascolto ammirato e spaesato, mentre la mia birra piccola bionda non arriva.
Poi un'improponibile proposta di finire l'improponibile serata su un'improponibile spiaggia fumando improponibili canne e cantando improponibili canzoni di Ligabue. Rifiutiamo e ci dirigiamo alla macchina. Si va ad Alassio.
Che merda.
Non c'è nessuno.
I pochi che ci sono fanno schifo.
Le donne non amano la poesia nemmeno qui.
Certo, se recitassi loro in "in limine" (...vento, pomario, gazzare...). Ma in testa non arriva.
Solo un ragazzo forse slavo che ci chiede in inglese dove comprare preservativi qui alle due di notte. E se la fa con una slava bella e mora. Bravo! Massima stima. Domani saranno ad Amsterdam, mi dice.
Noi a Pietra Ligure.
La serata finisce con noi sul moletto, piedi verso l'acqua, patetici, poetici, poietici. Ascoltiamo le pisciate del mare e dei ragazzini ubriachi. Ci dondoliamo un po' sul sottile filo che divide l'essere patetici dall'essere Eletti.
E ci rimettiamo in macchina, tediati, mentre ascoltiamo gruppi noise californiani.
Ci ferma la polizia.
Gentilissima e simpatica! L'agente ci chiede i documenti, facciamo due chiacchiere, ci consiglia di accelerare lungo la via perchè più avanti ha appena lasciato andare una macchina con quattro ragazze single (e non singles, come ormai dovreste sapere).
Ce la ridiamo un po' e ripartiamo, ma non acceleriamo. La macchina era rosa, le donne con la macchina rosa non amano la poesia, anche se è di moda, non amano i poeti e forse nemmeno "in limine".
Ci infiliamo fra le colline. Ci infrattiamo con la macchina in un meandro fra le rocce. un luogo che avrei potuto usare per portarci una ragazza, una volta. E ora siamo noi tre poeti a lamentarci perchè stiamo stretti e fa freddo. Dormiamo tre ore.
Alle 7 si riscende in paese, ci si lava alla fontana della piazza, i denti, la faccia. Ci si fa una doccia sulla spiaggia, con il bagnoschiuma preso in un hotel cinque o sei anni fa. Si dorme tanto, sui teli, fino a quando il sole si fa bollente.
Poi si fa il bagno. Anche il giorno prima l'avevamo fatto, chissà perchè non l'ho detto prima. L'acqua è calda e buona e non è lurida come nei miei incubi di villeggiatura in Liguria, a ponente, a Pietra Ligure.
Quattro bei pezzi di ragazza prendono il sole, una pure in top-less. Si ride fra noi, si sogna fra noi un approccio fantascentifico ma molto poetico. Chissà se sanno che la poesia è tornata di moda. Ah, dimenticavo. "La poesia è tornata di moda" è il nome di una manifestazione orribile in cui si fanno sfilate di MODA con abiti POETICI, che dovrebbe svolgersi qui in questi giorni.
Si.
Fa schifo.
Però era tanto bella l'idea.
Saremmo stati irresistibili.
Scuoto il capo sorridendo, la pelle secca e riarsa. Mi butto sul telo fissando il cielo. Azzuro, grande, patetico pure lui. E rinfrancante.
Eccola, si. E' lei, finalmente. Mi torna in mente.

Godi se il vento ch' entra nel pomario
vi rimena l' ondata della vita:
qui dove affonda un morto
viluppo di memorie,
orto non era, ma reliquario.
Il frullo che tu senti non è un volo,
ma il commuoversi dell' eterno grembo;
vedi che si trasforma questo lembo
di terra solitario in un crogiuolo.
Un rovello è di qua dall' erto muro.
Se procedi t' imbatti
tu forse nel fantasma che ti salva:
si compongono qui le storie, gli atti
scancellati pel giuoco del futuro.
Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l' ho pregato, - ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine...

(E. Montale - In Limine)


In due ore siamo di nuovo a casa, in città, soli, ognuno per se, più arrossati, più divertiti, più sconsolati. Io più spaventato. Poeti.

Nessun commento:

Posta un commento